Revolutionary Road by Richard Yates

Revolutionary Road by Richard Yates

autore:Richard Yates
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: minimum fax
pubblicato: 2011-05-31T22:00:00+00:00


CINQUE

«Io mi voglio portare la casetta delle bambole», disse Jennifer quel sabato pomeriggio, «e la carrozzina e l’orsacchiotto e i tre coniglietti e la giraffa e tutte le mie bambole e tutti i miei libri e i dischi, e il mio tamburo».

«Mi sembra una quantità di roba, non ti pare, tesoro?», fece April, aggrottando la fronte da sopra la macchina per cucire. Aveva deciso di dedicare il fine settimana alla cernita dei vestiti invernali, sbarazzandosi di certe cose e riparandone altre, concentrandosi soprattutto sui capi semplici e robusti di cui avrebbero avuto bisogno in Europa. Jennifer sedeva ai suoi piedi, giocherellando distrattamente con brandelli di fodera strappata e pezzi di filo.

«E poi anche il mio servizio da tè, e la mia raccolta di sassi e tutti i miei giochi, e il mio monopattino».

«Ma tesoro, non ti sembra che sia un po’ troppa roba? Pensi di non lasciare qui proprio nulla?»

«No, forse butterò via la giraffa. Non ho ancora deciso».

«La giraffa? No, io non lo farei. Avremo tutto lo spazio che vuoi per tutti gli animali e le bambole e le altre cosette. Quello che mi preoccupa sono le cose grandi, la casa delle bambole, per esempio, e il cavallo a dondolo di Mike. Sono cose che è molto difficile imballare, capisci? Ma non devi per forza buttarla via, la casa delle bambole; potresti darla a Madeline».

«Come un regalo?»

«Be’, naturalmente, come un regalo. Meglio che buttarla, non ti pare?»

«D’accordo», acconsentì Jennifer, poi, un attimo dopo: «Ho un’idea. Regalerò a Madeline la casa delle bambole e la giraffa e la carrozzina e l’orsacchiotto e i tre coniglietti e...»

«Solo le cose grandi, ho detto. Non hai capito? Te l’ho appena spiegato. Perché non mi dai retta?» La voce di April divenne acuta e piatta per l’esasperazione; poi April sospirò. «Senti un po’, perché non esci a giocare con Michael?»

«No, non mi va tanto».

«Ah! Be’, neanche a me va tanto di spiegare ogni cosa decine e decine di volte a chi è troppo annoiato e sciocco per prestarmi attenzione, ecco».

Frank fu contento quando le loro voci tacquero. Se ne stava sul divano, tentando di leggere la prefazione a un corso di francese per principianti che aveva acquistato in sostituzione di quello di perfezionamento, e le loro chiacchiere l’avevano costretto a leggere più e più volte la stessa frase.

Ma dopo una mezz’ora, durante la quale l’unico suono nella stanza era stato il saltuario ticchettio della macchina per cucire, Frank levò lo sguardo un po’ a disagio e scoprì che Jennifer se n’era andata.

«Dove si è cacciata?», chiese.

«Fuori, con Michael, penso».

«No, non è uscita, ne sono sicuro».

Si alzarono e si diressero assieme verso la stanza dei piccoli, e Jennifer era là, lunga distesa, lo sguardo fisso nel vuoto, il pollice in bocca.

April si sedette sull’orlo del letto e posò il palmo della mano sulla tempia della bambina, poi, evidentemente resasi conto che non aveva la febbre, prese a carezzarle i capelli. «Che c’è, piccola?» La sua voce si era fatta dolcissima. «Vuoi dirlo alla mamma che



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